locandina transafrica 2019

Doveva essere una serata tranquilla dove, una volta tanto, c’era solo da stare quieti a sentire delle storie interessanti. Non è andata esattamente così.

Veniva presentato il volume “Parole oltre le frontiere” a cura dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve e Santo Stefano, con la partecipazione di Joy Ehikioya e Clementine Pacmogda, autrici e testimoni del progetto DiMMi, dove

DiMMi (diari multimediali migranti) è un progetto che ha l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale, e di creare un fondo speciale dei diari migranti presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.

Confesso di essermi accomodato in una sedia centrale della sala gremita, intenzionato a sentire ma anche a andare avanti nel lavoro di perfezionamento della crowdmap – predico bene e razzolo male. Intanto apprendo che Clementine è cresciuta in Burkina Faso, con pochi mezzi ma molto brava a scuola. Clementine ora è un’insegnante con un dottorato di ricerca in linguistica conseguito presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Sembra la storia di Ory Okolloh, rammentata più volte da queste parti. Il computer si è chiuso da sé.

È intensa la storia. L’arrivo nell’aeroporto, con troppa luce, troppa gente, troppe scale mobili, troppo tutto. La barriera della lingua, il vuoto intorno a sé. L’arrivo a Pisa. La ricerca dell’università: “Prendi l’autobus e scendi quando arrivi al fiume Arno”. Clementine fa due giri fino al capolinea: dov’è il fiume?! Alla fine riesce a farsi aiutare da uno studente e scopre che un grande fiume può essere incassato fra due mura…

Il racconto della felicità per l’acquisto di un motorino, conquistato con il risparmio e qualche digiuno. Necessario per coprire i 20 km di distanza dalla scuola. Li faceva in bicicletta Clementine, anche con qualche problema di salute. Ha scritto un libro dove racconta la sua storia. Lo leggeremo. Quante “Ory Okolloh” ci sono in giro? E quante potrebbero esprimersi ma non possono? E, domanda terribile, quante avrebbero potuto esprimersi ma non l’hanno mai potuto fare?

Poteva bastare per tornare a casa con un bel fardello di pensieri. Invece no, era la volta di Joy. Una creatura di un altro pianeta, per un ignorante come il sottoscritto: albina, nigeriana. Ed è stato in queste due sole parole il suo problema. Non era nelle condizioni di dover emigrare, studiava sostenuta dalla famiglia. Soprattutto nella condizione di albina, che in quei luoghi è molto problematica.

Ed è per tale condizione che Joy si è ritrovata nell’incubo delle rotte libiche, migrante suo malgrado. La sua storia è una delle dieci raccolte nel volume Parole oltre le frontiere per Terre di Mezzo, che raccoglie i contributi dei finalisti del concorso DiMMi. Non trovo le parole per raccontarla, comprate il libro e leggete le sue.

E ora? Joy è un’esuberante ragazza che studia giurisprudenza e che sembra non avere paura dei suoi sogni. Il motto di questo blog è “Noi abbiamo bisogno di voi”. Ecco, abbiamo bisogno di giovani come Joy, la nostra società ne ha disperatamente bisogno.

Ora poteva veramente bastare. Ma Clementine ha ripreso la parola per esprimere la sua ammirazione per Joy, finendo con una straordinaria apologia della positività e manifestando l’imperativo che storie del genere ci impongono: ognuno, nel suo piccolo può fare qualcosa, deve farlo. Non sono uno freddo, la commozione mi ha travolto, troppo tutto insieme. Mi sono rifugiato nella ricomposizione del mio ufficio ambulante, quasi incapace di sentire la chiusa di Giancarlo Della Luna, parole che udivo da lontano, sommerso dai pensieri, quando…

Mi rendo conto che Giancarlo sta chiamando in causa qualcuno nella sala, ho pensato sarà qualcuno di Transafrica, poi sento che parla di “rete per una contronarrazione positiva”. Alzo la testa: “Vieni Andreas”.

Mi sono ritrovato accanto a queste due creature, che mi guardavano attente, curiose, serene (noi abbiamo bisogno di voi). Mi sono sentito piccolo e molto debole. Va bene, certo, la narrazione è un tratto che accomuna le esperienze ma ci sono delle proporzioni. Ho iniziato balbettando e ho finito per dire che noi abbiamo bisogno di voi. Di mezzo parole dette più con il cuore che con la ragione, non le ricordo nemmeno.

Chiuso il sipario. Incontro persone di cui sapevo, scopro percorsi comuni. La rete funziona.