È così che è noto ormai: il modello San Casciano. Ce ne ha data ieri testimonianza diretta Luca Silei (portato da Barbara), che opera presso la COOP del paese. Si tratta di un CAS (Centro Accoglienza Straordinario) istituito nel 2015 presso l’ex Albergo Mary e dalla onlus Oxfam.
La struttura ospita attualmente 32 persone, principalmente giovani fra 18 e 30 anni, provenienti dal Pakistan, dal Mali e dal Senegal. All’inizio la storia fu quella di tante altre situazioni analoghe: perplessità e anche energiche opposizioni da una parte della popolazione residente ma poi l’atmosfera si è normalizzata abbastanza rapidamente.
Luca ci ha spiegato che dietro al “modello San Casciano” non c’è una particolare ricetta ma, semplicemente, tutti gli attori in campo hanno interpretato efficacemente il proprio ruolo: l’amministrazione comunale che ha visto nel centro un’opportunità, l’onlus Oxfam con la professionalità dei suoi operatori, le associazioni locali disponibili alla collaborazione e la popolazione che ha progressivamente compreso le valenze positive della vicenda.
Grazie alla convergenza di questi fattori sono state prese numerose iniziative che hanno visto impegnati gli ospiti del CAS con vantaggio per tutta la popolazione:
- Inserimento nella COOP: 100 ore di lavoro. Si tratta di una forma di apprendistato dove le persone contribuiscono lavorando e al tempo stesso imparano come funziona un supermercato. A titolo di esempio delle problematiche che possono insorgere, in questo caso era comparsa la polemica secondo la quale così si tolgono posti di lavoro ai connazionali. Polemica che si è rivelata infondata poiché l’attività è completamente gestita della onlus Oxfam. Gli organizzatori hanno collocato dei cartelli che specificano tale modalità e la polemica è rientrata.
- Il servizio Pedibus, dove i migranti coadiuvano i volontari dell’Auser nel servizio di accompagnamento dei bambini al ritorno da scuola.
- Volontariato nei circoli, per esempio nelle pizzerie.
- Pulizia delle aree di verde pubblico.
- Cene multietniche. Questo tipo di iniziativa è stata una delle prime fra quelle intraprese a San Casciano. L’idea era proprio sorta come un momento di aggregazione iniziale. Gli organizzatori avevano lanciato questa iniziativa pur dubitando molto del risultato, invece alla prima cena multietnica vennero più di 200 persone. Un successo determinante per il buon proseguimento della vicenda.
- Aperitivi e dibattiti vari.
Il livello di partecipazione alle attività da parte degli ospiti è risultato buono in media, pur con ovvie variabilità nei diversi soggetti.
Fondamentale è stata la professionalità e l’esperienza degli operatori di Oxfam. In particolare è stato citato un operatore senegalese molto bravo in grado, fra l’altro, di svolgere la sua funzione in maniera particolarmente efficace essendo in grado di comunicare con molti degli ospiti nella loro lingua. Un problema ricorrente infatti è proprio quello della comunicazione.
Non si sono mai verificati problemi rilevanti di ordine pubblico o criminalità.
Per quanto riguarda il confronto con un’ipotetica analoga situazione a Poggio alla Croce, la differenza sostanziale sta nell’integrazione facilitata all’interno di un paese piuttosto grande. È evidente che il contesto di Poggio è diverso nella misura in cui imporrebbe oneri maggiori all’organizzazione affidataria per la gestione dei trasporti verso i centri limitrofi: Figline, Incisa, San Polo e Greve in Chianti.