Tredici ragazzi di Villa Viviana, 17 abitanti di Poggio alla Croce, incluso Raffaele, che è andato via prima perché aveva una visita dei suoi parenti napoletani (ciò nonostante era venuto apposta per salutare) e Don Martin, il parroco di San Polo in Chianti e Poggio alla Croce. Altri volevano venire ma non hanno potuto per motivi vari. Sta di fatto che eravamo il doppio rispetto alle riunioni del lunedì. Questo è un buon segno: le persone si mobilitano più per i fatti che per le chiacchiere. Benissimo: allora trasformiamo le riunioni del lunedì in questi incontri allargati. Ma per fare cosa?

In primo luogo per conoscersi. Il primo segno che contraddistingue l’uomo è il desiderio di conoscere il nuovo, il diverso, l’ignoto. La cultura umana è fatta di questo. E la civiltà di conseguenza. Ma questa prospettiva ampia non inizia con grandi progettazioni o architetture. Servono gesti semplici ma chiari nell’intenzione. Appunto, dicendosi i nomi, spiegando come si dicono e si scrivono. Raccontandosi da dove si viene e che lingue si parlano, e magari cosa sappiamo fare, cosa ci piace fare. Dandosi qualche piccolo aiuto. Scambiandosi qualche numero di telefono.

Il tutto è avvenuto nei locali della parrocchia, offrendosi acqua e cibi semplici. Un rotolo di carta attaccato al muro ha fatto da lavagna. Poi vedremo. Sono tante le cose che si può immaginare di fare e repentini sono arrivati incoraggiamenti…

… stimoli e idee da Facebook e altri canali. Mettiamo tutto da parte. Per ora continuiamo così.