Ieri è stata una giornata importante. Tre dei “nostri” ragazzi hanno conseguito la licenza media. Non sapevano una parola di italiano quando sono arrivati uno o due anni fa. E non è un esame scontato perché ci sono stati anche diversi non ammessi.
Uno ha preso anche la patente di guida al primo tentativo dopo 7 mesi, un altro la sta preparando. In quindici si sono integrati in contesti lavorativi presso ristoranti, lavanderie, aziende agricole, officine meccaniche, aziende agroalimentari. Tutti rapporti di lavoro a norma nei confronti delle leggi vigenti. Tutti lavori che difficilmente sono ambiti dai nostri figli, almeno dalle nostre parti. Spesso i datori di lavoro, dopo qualche mese ci telefonano per sapere “se ne abbiamo un altro”.
Questo è il risultato più importante di due anni di attività della scuolina di Poggio alla Croce o, se vogliamo, del progetto Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva. Un risultato ottenuto “con poco o nulla”, nello spirito della scuola di Barbiana, aderente alle reali necessità dei ragazzi. La scuola si è svolta tutta con materiali e strumenti riciclati, nella cucina dei locali della parrocchia, di solito adibiti all’organizzazione di feste e compleanni. Un insegnamento che non parte dalle singole competenze ma da un discorso intorno ad esigenze reali: le competenze di italiano, informatica, tecnologie, usi e costumi vengono da sé.
Quindici ragazzi che sanno relazionarsi nella vita sociale e nel lavoro, che contribuiscono in settori laddove la domanda supera l’offerta. Quindici ragazzi che non verranno trovati a bighellonare nelle strade. Quindici ragazzi che dimostrano come un problema possa essere trasformato in una risorsa.
Nel complesso, un’attività che ha dato un senso a un immobile nel quale da decenni proprietari vari hanno collezionato ogni sorta di fallimenti, a causa di dimensioni e struttura, valide per un certo tipo di ricezione turistica a metà ‘900, totalmente sproporzionate oggi per un paese così piccolo. Un fattore di degrado trasformato in una realtà virtuosa, anche ai fini dell’economia locale. Oggi il gestore del ristorante del paese rinuncerebbe poco volentieri all’opera del ragazzo che pulisce la cucina: “Quando ci è passato lui puoi mangiare per terra”. Come rinuncia poco volentieri il proprietario dell’azienda agrituristica alla mano d’opera di quello che “all’occorrenza sa anche spurgare il trattore”. Piccole cose, che messe tutte insieme migliorano la qualità della vita di tutti.
Ieri ci è capitato di partecipare a un convegno organizzato dalla Regione su immigrazione, impresa e lavoro, dove grazie all’opera di vari istituti di ricerca è emerso chiaramente come l’integrazione degli immigrati nel mondo del lavoro costituisca un fattore di sviluppo dell’economia del territorio.
L’esperienza della scuolina di Poggio alla Croce rappresenta un caso di studio piccolo ma significativo nella big picture disegnata dal convegno. La rete che stiamo creando nel progetto LACA testimonia l’incredibile quantità di iniziative e pratiche di accoglienza e integrazione messe in atto nel territorio. Se il progetto ha un problema ebbene è proprio quello che non facciamo pari ad aggiornarla.
Sono state assolutamente condivisibili ieri le conclusioni dell’Assessore alle Politiche di Immigrazione della Regione Toscana, Vittorio Bugli. In sostanza: il contesto presenta certamente molte difficoltà ma le ragioni per lavorare con energia alla costruzione di soluzioni positive sono veramente forti. Grazie!
L’ha ribloggato su Blog di Andreas Formiconi.
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Grazie infinite! Una testimonianza straordinaria!!!
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Leggere queste parole mi rende felice e piena di speranza, grazie Andreas e grazie a tutte le perone che stanno collaborando a questo progetto
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