I monti che coronano il Mugello e separano la Toscana dalla Romagna

Da qualche parte su questi monti sta una famiglia che da oltre quarant’anni accoglie persone bisognose. Mani deformi per settant’anni di maneggio della legna, occhi di bambino, mente acuta. Se sono ricchi lo sono della buona volontà e della disponibilità a condividere quello che hanno con chi ha più bisogno. Un altro esempio che va a comporre la mappa delle famiglie accoglienti.

Oggi siamo andati a trovarli e abbiamo pranzato con loro. Cibi e modi che mi riportano al passato. In quelle terre ci sono cresciuto, a tavola emergono inevitabili i ricordi. È del Dottore uno che avevamo in comune, perché non c’è contadino o artigiano della Val di Sieve che per mezzo secolo non sia stato curato dal mio babbo, Giancarlo. E ancora oggi ricordano l’umanità di quel dottore, che allungava spesso qualcosa agli ultimi e che non conosceva festa, se c’era da fare un soccorso.

Quest’umanità il nostro popolo l’ha sempre avuta, e ce l’ha ancora. Sembra rada ma è diffusa. Finisce sconosciuta, sommersa dal rimbombo dell’informazione impazzita, falsa e avvelenata, ma redditizia.

È per questo che stiamo costruendo la mappa dell’accoglienza. La mappa raffigura tante sfaccettature dell’accoglienza, ma quella delle famiglie è la più preziosa. I casi che andiamo scoprendo sono molti di più di quelli raffigurati ma il lavoro è lento, perché dietro ogni punto deve esserci un contatto reale, umano appunto.