Al primo impatto con il nuovo solitamente prevale la paura. Specialmente quando il nuovo è o sembra di inusuali proporzioni. Poi, il tempo, il quotidiano, la consuetudine diluiscono e riassorbono i timori. Non è una novità ed è lo schema che emerge un po’ da tutte le conversazioni che stiamo facendo.

Moti di opposizione all’epoca dell’istituzione del CAS di San Casciano ci furono raccontati da Luca Sideri. Come disse Luca: – Questo non significa che tutta la popolazione sia diventata a favore dell’accoglienza in generale ma le proteste sono scomparse e la vita scorre tranquilla.

Un quadro analogo emerge da una conversazione che ho potuto avere recentemente (e di cui riferirò alla prossima  riunione del lunedì) con un dirigente della cooperativa Cristoforo, dove mi diceva che alcuni CAS (ne gestiscono 18 con oltre 300 ospiti) all’inizio incontrarono resistenze piuttosto forti da parte delle popolazioni locali, poi la situazione si è normalizzata con il tempo: – Quando ci si rende conto che anche loro sono persone molti timori si dissipano – ha commentato il dirigente.

Luca Rasoti, responsabile delle attività di accoglienza della Diaconia Valdese, ha raccontato degli ostacoli iniziali, apparentemente insuperabili, nell’insediamento di un CAS in un appartamento a Figline Valdarno, mentre ora gli ospiti del centro sono diventati i responsabili della manutenzione del condominio.

Luigi Andreini, quando siamo andati al Villaggio La Brocchi, ci ha raccontato della forte opposizione, comprensibile, da parte del gestore di un agriturismo a 5 stelle, nei cui pressi si stava istituendo un CAS. Anche in questo caso, grazie alla buona gestione, l’atteggiamento è cambiato e, recentemente, il gestore ha donato al CAS un grande televisore.

Anche per quanto riguarda il notevole grado di integrazione riscontrato a Palazzolo è difficile pensare che questo possa essere emerso subito in un’atmosfera così positiva. Ma lo schema è sempre il solito: la paura iniziale si dissolve progressivamente, e delle volte emergono anche nuovi eventi positivi.

Un fatto è comunque sicuro: è la buona gestione e la collaborazione fra tutti gli attori in gioco a fare la differenza: amministrazione comunale, ente gestore, proprietà delle strutture, associazioni locali, popolazione.