Abbiamo incontrato Dania alla Casa del Popolo di Grassina. Laureata in scienze politiche, ha seguito poi un percorso di formazione intorno a temi interculturali e di integrazione, conosce l’inglese, il francese e lo spagnolo. Per non farsi mancare niente fa l’allenatrice di atletica leggera. Insomma una persona preparata e dinamica. Il suo lavoro consiste nella gestione di tre CAS della Cooperativa Cristoforo che ospitano in totale 26 persone: 6 a Sorgane, 8 a Doccia e 12 a Pontassieve. Contesti molto diversi quindi, quello di Sorgane decisamente urbano mentre quello di Doccia è assimilabile a Poggio alla Croce, 180 abitanti, in collina, servito da poche corse della SITA.
A Sorgane non è stato facile. Il clima all’inizio è stato sostanzialmente ostile. Innumerevoli le preoccupazioni, ricorrenti le preoccupazioni per la sorte di figlie e nipoti, ancor prima che l’appartamento venisse occupato. Poi, racconta Dania, quando sono arrivati questi sei ragazzi, non se n’è accorto nessuno: era già passato del tempo e nessuno aveva notato nulla. Quali le differenze con la situazione di Doccia? Dal punto di vista dell’accoglienza la situazione è particolarmente buona perché lì capita che la popolazione sia ben disposta. Sono nate delle amicizie e c’è chi coinvolge i ragazzi nelle proprie attività di svago. Le differenze sono ovviamente di tipo logistico: l’ultima SITA per Doccia parte alle 16:30, quindi la cooperativa deve prevedere corsi e attività che consentano il rientro a quell’ora, oppure organizzare i trasporti. Dania ci rassicura: la Cristoforo segue bene queste situazioni. Hanno un CAS a Frosinaia, una località nei pressi di Dicomano che non si raggiunge con le macchine normali e anche lì la cooperativa ha organizzato un navetta. I ragazzi frequentano corsi di italiano e vengono coinvolti in attività di volontariato. Per esempio, fra quelli di Sorgane, due partecipano alle attività della Cooperativa Fontenuova e due collaborano alla manutenzione dei campi sportivi a Firenze sud.
Per avere un’idea di cosa significa gestire un CAS, in cosa consiste il lavoro di Dania? Si inizia andando a prendere le persone la notte, quando arrivano con l’autobus, dopo che, quasi sempre, sono sbarcate giusto la mattina prima. La prima cosa da fare è spiegare loro (usualmente in inglese e francese) in cosa consista il sistema dell’accoglienza. A questo punto sono liberi di accettare o meno. A Dania non è mai successo che qualcuno rifiutasse. Nei giorni successivi la cooperativa si preoccupa di far eseguire le operazioni di fotosegnalazione e l’esecuzione degli esami medici, operazioni che oramai non vengono quasi mai eseguite nei pressi dei luoghi di approdo. A partire dalla fotosegnalazione, tempo qualche giorno, le persone ricevono un cedolino che consentirà loro di ricevere, circa dopo sei mesi, il permesso di soggiorno, e che comunque nel frattempo ne fa le veci. Poi nella routine il lavoro consiste nell’organizzare la spesa quotidiana e controllare che le persone facciano gli acquisti in maniera appropriata. Oltre a questo si tratta di aiutare le persone a iniziare la ricostruzione della loro storia in maniera da fornire alla Commissione Territoriale gli elementi adeguati per decidere in merito al diritto di acquisizione dello status di rifugiato. Infine occorre fornire l’assistenza per la preparazione dei documenti e gestire i contatti con la Prefettura che sono molto stretti. Le necessità particolari sono poi le più varie. Un episodio per tutti. Un vicino di casa, avendo visto che nelle borse della spesa dei ragazzi ospitati a Sorgane c’erano delle bottiglie d’acqua, obiettava che invece lui andava al fontanello comunale. Per sopire la cosa Dania ha dovuto affrontare un problema inaspettato. Ovviamente niente impedisce che i ragazzi vadano a prendersi l’acqua al fontanello, anzi bene. Il fatto è che queste persone vengono da contesti dove bere un’acqua qualsiasi può voler dire ammalarsi e morire, quindi ci pensano due volte. È stata necessario darsi da fare per convincerli che non c’era pericolo a bere l’acqua del fontanello.
Il racconto di Dania in sostanza ci dice che, come è ovvio, dei problemi possono emergere, ma sono tutti problemi che con un po’ di buon senso e di buona volontà si possono risolvere, se tutti gli attori fanno la loro parte: cooperative, comuni, associazioni coinvolte e popolazioni residenti. Questo parlando dei problemi correnti. Quelli relativi al destino successivo di queste persone è un’altra storia, purtroppo.