Si dice che i libri siano superati.
Le biblioteche vengono considerate da tanti luoghi antiquati e polverosi oggi, nell’epoca di internet, dove tutto è alla portata di un click.
Le biblioteche conservano quell’alone di mistero, come quando andiamo nella soffitta della nonna e riportiamo alla luce oggetti di un’epoca passata. A volte basta annusare l’aria per sentire quel misto di nostalgia e pagine vecchie che rende tutto così familiare e allo stesso tempo così lontano. Eppure sono luoghi vivi, depositari di un sapere tramandato nel tempo, che richiede pazienza e dedizione per essere appreso.
Le biblioteche sono luoghi di aggregazione: per gli studenti alla ricerca di un posto tranquillo dove poter studiare; per i professori che vogliono uscire dal solito ufficio in cui sono imprigionati e godersi qualche ora di aria; per coloro che intendono leggere il giornale e avere a disposizione più testate da confrontare; per chi ha voglia di unire la lettura alla visione di un buon film, e decide di prendere in prestito un dvd.
Le biblioteche hanno l’enorme pregio di essere un bene pubblico: è necessario registrarsi (in maniera completamente gratuita) per avere accesso a qualsiasi tipo di materiale possano contenere quelle mura.
Settimana scorsa abbiamo proposto ai ragazzi del laboratorio di fare qualche macchina e andare a San Polo alla nuova biblioteca che era stata inaugurata la settimana prima.
Partiamo dal presupposto che in molti paesi il sapere è ancora detenuto dalle più alte cariche religiose, e che è fortemente connotato da una netta separazione di genere per cui è accessibile quasi solamente agli uomini.
Immaginatevi quindi quattro macchinate, guidate da donne, che portano una quindicina di ragazzi delle più disparate nazionalità, in una piccola stanza che sa di nuovo. All’accoglienza quattro donne che danno loro il più caloroso dei benvenuti.
E i ragazzi, inizialmente timorosi, si avvicinano agli scaffali come quando si va al museo: capito che non esiste il divieto di toccare ma che l’invito, al contrario, è quello di prendere, sfogliare, chiedere, guardare, annusare, sentire col tatto ed eventualmente richiedere il prestito, il gioco è fatto. Ben presto il silenzio religioso si tramuta in vocio confuso, tipico dei giovani, della vita, della voglia di sperimentare, dell’eccitazione per la novità.
C’è chi richiede il vocabolario di francese, per riuscire a comprendere meglio le letture affrontate in classe; c’è chi chiede un libro di cucina italiana e, una volta preso, si mette con la Paola a guardare quale ricetta sia fattibile; c’è chi chiede un libro di fiabe, che risulta essere molto più difficile di una grammatica di base, ma che è sicuramente più interessante; e c’è anche chi prende un libro per ragazzi sui tipi di veicoli per imparare i nomi delle varie parti che li compongono.
Torniamo alla scuola con un ricco bottino: un sacco di libri da sfogliare che sicuramente riusciranno a consegnare loro qualcosa in più, fosse “solo” la consapevolezza di aver accesso ad un servizio pubblico gratuito che può regalar loro conoscenza. E la speranza di aver mostrato loro un lato positivo della nostra società, che troppe volte è connotata dalla preventiva paura di chi non conosce e cerca rassicurazione in ciò che è abituale.
Una società che, per fortuna, ha tantissimo da consegnare e altrettanto da ricevere: un grazie di cuore alla biblioteca di San Polo per aver permesso questo scambio. A presto!